Considerando il fatto che è stata una settimana terribile da un punto di vista psico - fisico (psico perché il master che ho iniziato ha riattivato in me tutta una serie di funzioni celebrali che erano sopite ormai dal lontano ottobre del 2012, e fisico visto che impiego ben due ore con i mezzi per raggiungere il posto in cui si tiene), ieri sono riuscita, dopo mesi e mesi di attese e ripensamenti, a prendere finalmente una delle decisioni più difficili, da un punto di vista antropologico, del nostro secolo: comprare o meno uno smartphone. Eh si, perchè ormai "dove vai se lo smartphone non ce l'hai"? Ora, io ho uno dei pochi residui di telefoni ormai esistenti che permette di navigare ed usare applicazioni stile whatsapp, senza però avere uno schermo touch da 4 e passa pollici o processori da metter paura persino a quelli della Nasa. Pensate, ha persino i TASTI (che parola poco chic). Così, presa un pò dall'ansia (sfociata al momento dello "scambiamoci i numeri di telefono" durante la lezione del master, quando tutti e dico tutti quelli intorno a me, sfoggiavano smartphone di ultima generazione che mancava poco ti facessero anche il caffè) di essere rimasta l'ultima sulla faccia della terra a non possedere ancora uno di questi gioiellini, chiamo a raccolta sister e zio per decidere dove recarci per l'acquisto. Tralasciando la lunga telefonata avuta con Tato (che essendo ingenieree di queste cose se ne intende) per cercare il giusto compresso tra prestazioni-denaro (detta così è brutta lo so), alla fine opto per un modello non troppo costoso ma che possiede (a detta di quelli del settore) tutte le caratteristiche per essere un buono smartphone di partenza. Inforco la mia borsetta, prendo sotto braccio zio e sister, e ci avviamo trotterellando (ok, questa è una metafora) verso un centro commerciale.
- Momento, devo ritirare i soldi. Tutti al bancomat ... ma ... cos'è quella fila? Cavolo, è guasto.
- Ok, niente panico, andiamo a quello qui vicino!
- Momento ... ah è chiuso pure quello.
- Va beh, che problema c'è, torniamo verso casa che li vicino c'è una banca che ... no, non mi permette il prelievo.
-Ok, ok, visto che io non ci credo ma "n'se sa mai", torniamocene a casa che forse oggi destino non è.
Vostra
Faby